

I PRINCIPI dell'EDUCAZIONE COGNITIVO AFFETTIVA
LE RAGIONI delle EMOZIONI. PROGRAMMI e STRUMENTI per SOCIALIZZAZIONE e COMUNICAZIONE - valido per il registro RIPECA modulo B
Programma
I Principi dell’Educazione Cognitivo Affettiva
La ragione delle emozioni. Motivazione, linguaggio, etica e programmi per la socializzazione e la comunicazione.
Valido come modulo B per l’iscrizione al RIPECA
Online
18 settembre 2021, 09.30 – 18.00
19 settembre 2021, 09.00 – 17.00
Il workshop della durata di 2 giorni, è suddiviso in due momenti.
Nella prima giornata, più teorica, saranno evidenziate le ragioni delle emozioni e le teorie più recenti sulla loro funzione. Sarà spiegato come inserire le funzioni in un’analisi funzionale del comportamento e le motivazioni per tenerne conto. L’argomento sarà affrontato unendo prospettive diverse: culturale, psicologica, educativa, neurobiologica. Successivamente sarà approfondita l’importanza e l’interazione con il linguaggio e gli aspetti motivazionali.
Nella seconda giornata si inizierà con una ricapitolazione dei principi etici dell’educazione cognitivo affettiva e si passerà poi ad esercitazioni sui diversi metodi di intervento. I metodi esposti comprenderanno le Nuove Storie Sociali e le Conversazioni a Fumetti, per migliorare la teoria della mente, ed esercitazioni con protocolli basati sulla recitazione ed il role-play per bambini e ragazzi.
L’Educazione Cognitivo Affettiva è un insieme di strategie psicoeducative utilizzate per facilitare la comunicazione con i bambini ed i giovani adulti che hanno difficoltà sociali, comportamentali e/o cognitive.
L´educazione cognitivo affettiva trae la sua origine dalla tradizione cognitivo-comportamentale nell´ottica delle terapie di terza generazione e sfrutta le ricerche più recenti in quanto a neuroscienze e modifica del comportamento. Può essere facilmente integrata in qualsiasi tipo di terapia pre-esistente e forma un ponte naturale tra gli interventi comportamentali precoci e le terapie cognitivo-comportamentali dell´età adulta.
I punti chiave dell´Educazione Cognitivo affettiva sono la defusione (o distanziamento cognitivo) da emozioni negative quali rabbia, ansia, al fine di ridurre lo stato di malessere nel ragazzo e comportamenti problematici per i genitori, fornire gli strumenti necessari per identificare e comprendere la funzione dei diversi comportamenti, lo skill training in particolare per quanto riguarda la presa di prospettiva (teoria della mente), il riconoscimento delle emozioni e degli stati fisiologici (che porta ad una riduzione di comportamenti problematici legati alla difficoltà di comunicazione), la capacità di pianificazione e programmazione (attraverso gli strumenti temporali), l´acquisizione di flessibilità cognitiva e comportamentale attraverso l´insegnamento di tecniche alternative e funzionali per la soluzione dei problemi, l´autonomia e l´autoregolazione.
La parola emozione, proviene dal latino “emovère” (ex:fuori + movere:muovere), cioè, portare fuori, o smuovere da uno stato preesistente. Le teorie classiche delle emozioni hanno parlato di esse come di proprietà apparse con l’evoluzione del cervello allo scopo di reagire ai pericoli dell’ambiente. A partire da Charles Darwin e William James si arriva a concettualizzare le emozioni come eventi mentali dinamici che dipendono dagli stimoli esterni, dal contesto ambientale, dallo stato psicofisico dell’organismo e dalle categorizzazioni che ogni individuo attua in base alle sue esperienze pregresse.
Gli stimoli provenienti dall’ambiente non sono, intrinsecamente, nè positivi nè negativi, ma il singolo individuo ne dà una valutazione in funzione della sua specificità biologica o esperenziale. Secondo molti psicologi la proprietà di base dell’esperienza emotiva, e componente fondamentale delle risposte emotive umane, è la “valenza”, cioè la risposta emotiva al processo psicologico di “valutazione ambientale”.
Le emozioni svolgono tre funzioni di primaria importanza:
- Inducono prontezza ad agire, preparandoci a compiere alcune azioni.
- Comunicano sinteticamente agli altri importanti stati ambientali ed interni.
- Sono nuclei di generalizzazione che facilitano l’apprendimento e la generalizzazione di risposte a classi di stimoli diversi.
Quando vogliamo insegnare norme sociali, creatività e ragionamento autonomo, vogliamo evitare una risposta rapida e automatica. Quindi dobbiamo incentivare l’abilità di soppesare diverse alternative e prestare attenzione a molteplici stimoli per comprendere al meglio il contesto. In questo caso l’uso di rinforzi estrinsechi può risultare controproducente. Un intervento dell’Educazione Cognitivo Affettiva pertanto è bene che contenga processi che agiscono da rinforzatori interni, sfruttando rinforzi quali: autonomia, competenza, conoscenza, scopo o fine.
Le Storie Sociali sono testi particolari — scritti secondo specifici criteri — che descrivono in modo chiaro, conciso e preciso una situazione, un´abilità, un risultato o un concetto. Hanno lo scopo di fornire informazioni accurate in modo significativo e sicuro, dando alle persone con autismo maggiori possibilità di capire le situazioni e gli eventi sociali che incontrano nella loro vita e di essere attori attivi, sicuri di sé e competenti.
Le Storie Sociali sono apparentemente facili, ed effettivamente la loro forza consiste nella semplicità. La semplicità di fruizione, tuttavia, deriva da un lavoro attento, informato e certosino che è fatto durante la loro scrittura. Ogni Storia Sociale che troverete in questo libro è un piccolo capolavoro che esprime una minuziosa attenzione per ogni minimo dettaglio (e diversi giorni di lavoro dell´autrice), saldi e comprovati principi pedagogici e una forte empatia per le persone nello Spettro autistico. La stessa Gray nel tempo si è accorta di come molti stessero usando male lo strumento che aveva creato. Per questo motivo i nuovi principi si poggiano su un lavoro di revisione durato vent´anni.
Creare un´interazione con soggetti con Spettro autistico non è semplice. Un aiuto sostanziale può avvenire mediante una conversazione a fumetti: un dialogo tra una o più persone che prevede l´utilizzo di disegni semplici e chiari. Questi disegni illustrano le dinamiche della comunicazione e forniscono un supporto a chi ha difficoltà a comprendere il rapido scambio di informazioni durante la conversazione. Questo libro vuole essere un punto di riferimento per genitori e professionisti che lavorano con studenti con autismo ed altre difficoltà socio-comunicative o relazionali.
Il metodo di “conversare” attraverso i fumetti è usato, infatti, per fornire supporto a chiunque abbia problemi a comunicare le proprie emozioni (per es. persone con autismo o con disturbi della sfera affettiva).Ma in cosa consiste? Durante una “Conversazione a fumetti” i partecipanti disegnano mentre parlano.
L´obiettivo è quello di creare un linguaggio comune tra il soggetto con difficoltà e i suoi interlocutori, un modo condiviso di “conversare” che renda quanto più chiara la comunicazione e non lasci spazio a paure e incomprensioni.
Il Gioco di Ruolo può avere due accezioni, entrambi utili a livello terapeutico.
Può essere fatto attraverso il teatro, con protocolli adatti a sviluppare le capacità di prosodia e la comunicazione non-verbale.
Obiettivo del Laboratorio teatrale è di dare la possibilità ai ragazzi e adulti di familiarizzare con il mondo delle emozioni e del corpo e la loro espressione. Il teatro da sempre è riconosciuto come un’attività che permette di esprimere il potenziale di una persona e che lo mette nelle condizioni di confrontarsi con il mondo della comunicazione e i suoi elementi: ovvero il corpo, la voce, l’emozione, e questo ha portato alla nascita di laboratori teatrali con finalità terapeutiche, i cui risultati spesso straordinari hanno dimostrato l’utilità di questa attività per lo sviluppo personale. Largo spazio sarà dato alla lettura delle emozioni e alla presa di prospettiva, l’improvvisazione.
Può essere fatto attraverso giochi di ruolo da tavola, in modo di sviluppare competenze quali la teoria della mente.
In psicologia e psicoterapia è nota come una tecnica di apprendimento all´interno dei contesti interpersonali attraverso l´assunzione di ruoli e mediante la simulazione.
Le modalità di attuazione possono essere molteplici, ma in tutte il partecipante viene invitato ad assumere un certo “ruolo” con delle caratteristiche e ad agirlo in una simulazione o direttamente con il terapeuta o con un gruppo a seconda dei contesti.
Le regole di un GDR indicano come, quando e in che misura, ciascun giocatore può influenzare lo spazio immaginato.
Nella maggior parte di questi giochi, quelli più tradizionali, un giocatore specialmente designato, detto master (o “gamemaster”, “custode”, “narratore”, ecc.) seguendo il regolamento e l´ambientazione del gioco, agisce da arbitro e conduce la seduta di gioco, descrive il mondo nel quale i personaggi dei giocatori si muovono e determina i risultati delle azioni che gli altri giocatori intendono far compiere al proprio personaggio.
Ogni personaggio è caratterizzato da svariate caratteristiche a seconda del tipo di gioco di ruolo (ad esempio forza, destrezza, intelligenza, carisma e così via), generalmente definite tramite punteggi, che ne descrivono le capacità. Le azioni intraprese nel gioco riescono o falliscono secondo un sistema di regole formali e di linee guida e tramite il tiro dei dadi.
Relatori
David Vagni
Costi
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- 209 euro – Prezzo Intero.
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